A Musica&Parole Miss Sebastiana Dado

Hola Readers, eccoci pronti per l’autore della settimana, targato Dark Zone, ospite oggi Miss Sebastiana Dado ed il suo ‘Casta Nera’

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Come sempre tanti gli estratti e i brani…

casta nera

Prontiiiiiiiii?

«Sto bene, grazie, direi che per il momento sono più che a posto.»
Abby era preoccupata, conosceva gli effetti che provocava il sangue umano bevuto alla fonte, l’aveva vista altre volte in azione e, in nessuno dei due casi, era stato uno spettacolo piacevole. Adelaide, spaziava con la mente verso confini lontani. Vedeva la sua furia sanguinaria uccidere umani, per il solo desiderio di vendetta. Si vedeva a letto nuda con Luca a bere il suo sangue.
– Se non la smetti subito, giuro che prendo un paletto e te lo pianto nel cuore. È pericoloso!
Abby aveva ragione, Adelaide era uscita da molto tempo dal circolo vizioso in cui la Padrona l’aveva fatta crescere, ma un predatore è, e resterà sempre, un predatore.
– Abby, ci sto provando, ma non ci riesco. Sto cercando di trattenermi, è difficile. Ho paura di quello che potrei fargli semmai lui si avvicinasse solo un passo di più. I miei… I miei cilici dove diavolo sono finiti?”
– Sono sull’ambulanza, te li ho dovuti togliere, vado a recuperarli.”
– No! Ti prego, non lasciarmi sola con lui, potrei anche azzannarlo in questo momento.”
La situazione si fece più grave del previsto.

io metterei…

 

Luca mollò la presa, Adelaide si allontanò da lui, quando Juan in un gesto puramente naturale la abbracciò, vide la faccia di Luca cambiare colore. In un gesto insano, Luca posò la mano sul calcio della pistola e un sorriso malefico si disegnò sul volto di Juan.
«Oh, sciocco da parte tua pensare che quella ti possa aiutare.»
Adelaide strinse la mano del guardiano e guardando Luca fisso negli occhi disse: «Volevi sapere perché mi sono portata dietro il mio collaboratore? Per questo motivo, per essere difesa da gente come te!»
Era arrabbiata, se non avesse avuto un turbinio di sensi di colpa che l’avrebbero tormentata per l’eternità, gli avrebbe staccato la testa e ballato nel suo sangue.
«Ora se non ti spiace, fammi vedere la scena del crimine in modo che io possa tornare a casa mia e al mio lavoro. Il più lontano possibile da te.»
La rabbia di Luca sparì come se qualcuno avesse passato un colpo di spugna sul suo volto, rimase il rimpianto di avere fatto un gesto inconsueto. Senza dire neanche una parola si incamminò verso la baracca, dove alcuni poliziotti fecero finta di tornare al proprio lavoro.

La mia contro proposta…

Sulla schiena i soliti squarci, si intravedevano le ossa della colonna vertebrale. Adelaide anche in quel caso avrebbe detto che l’arma del delitto era l’ormai ben noto HK, il coltello militare. In realtà, quelli erano segni di artigli. Con molta probabilità il corpo della vittima era stato violato. Juan si avvicinò con la dovuta cautela, era uno delle creature più letali al mondo, sarebbe stato capace di scuoiare metà della popolazione della Louisiana se solo si fosse impegnato per almeno dieci minuti, eppure, nonostante la sua fame di vita e sete di sangue, portava un immenso rispetto davanti a omicidi del genere. Adelaide si avvicinò a Luca.
«Ho bisogno della mia borsa. Puoi accompagnarmi?»
Luca e Juan, sbalorditi, guardarono la donna, dopo tutto il casino che era successo fuori, lei chiedeva di essere accompagnata. Una volta fuori lontani da orecchie indiscrete, Adelaide si fermò a guardare Luca.
«Mi spieghi che diavolo ti sta succedendo? Perché ti comporti in questa maniera?»
Al solo pensiero che quell’essere la potesse toccare, sentì la rabbia montare dentro accompagnato da un leggero sapore di sangue in bocca. Damian gli aveva insegnato a controllare la rabbia, mordersi la parte interna della guancia o la lingua. Evitare di scuoiare umani era la prima regola di sopravvivenza.

Io…

«Che vuoi Luca?»
«Ade ascolta, io…»
«Adelaide, Luca! Mi chiamo Adelaide!»
«Ok, scusa! Adelaide… ti ho cercato alla morgue, ho provato a chiamarti sia a casa che al cellulare, non ho avuto risposta. Così mi sono preoccupato e sono venuto qua. Per questo mi sono intrufolato in casa tua. Ti chiedo scusa.»
«E?»
«E… cosa?»
Faceva lo scemo, oppure era scemo sul serio.
«Cosa vuoi Luca? Mi sembra di essere stata molto chiara. Cosa non hai capito della frase “Non voglio più vedere la tua faccia se non per motivi di lavoro”?»
«Ero preoccupato, ti ho visto strana, ho pensato fosse successo qualcosa, e comunque sono venuto a portarti alcune foto della scena del crimine. I ragazzi della scientifica mi hanno portato anche quelli della zona esterna.»
Cosa doveva fare per poter stare tranquilla almeno una giornata intera.

Qui ho scelto solo io la colonna sonora del momento 😉

Buona lettura…e ascolto…
Lol
Krilli

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