Blogtour “Into The Sun” di Annabelle Lee

Hola Readers come sapete, amo le anteprime 😉 guardate cosa ho oggi per voi…
Lei è Annabelle Lee ed ‘Into the Sun’ è il suo romanzo 😉
Naturalmente Krilli non poteva perdersi il blogtour e nemmeno voi 😉

copertina

Scopriamo la sinossi…

“Se una cosa è troppo bella per essere vera, allora forse non lo è. Già, le avvisaglie c’erano tutte. Eppure la bella e disincantata Jade ha deciso di andare avanti lo stesso, lasciandosi incantare da Sebastian, il tenebroso uomo che sembra avere il mondo ai suoi piedi. Dopotutto, è divertente giocare quando non si ha nulla da perdere, avrà pensato la smaliziata donna, pronta a ridefinire i ruoli in quello che è il classico gioco del gatto col topo. In un’assolata e moderna Los Angeles, fra dimore da favola e situazioni sopra le righe, Jade vive la sua storia con leggerezza, certa degli inesistenti happy-end. Ma non ha fatto i conti col potere persuasivo di Sebastian che, forte del suo misterioso carisma, la incatena a se in un vortice di emozioni a cui Jade non riesce a dire di no, pur percependo la china pericolosa su cui sta scivolando. E se tutti siamo alla ricerca della felicità, fin dove ci si può spingere per trovarla? E qual è il prezzo da pagare? Se una cosa è troppo bella per essere vera allora non può mai esserlo?”.

Io ho il piacere di presentarvi un estratto in anteprima…

Estratto di “Into the Sun” dal Capitolo I “La Piscina”

foto estratto1

“Due giorni di relax nell’esclusivo resort Ètoile de la Mer Relais et Spa, situato sulle dolci colline di Los Angeles! Cosa volere di più come premio aziendale? La mia azienda mi ha regalato questo pacchetto, un benefit per i sei mesi dall’apertura del nostro primo negozio in città. È anche una specie di premio anticipato: il capo ha appena deciso che dovrò rimanere a Los Angeles il doppio del tempo previsto, quindi, altri sei mesi lontana dall’Italia! Tutte le mie scuse per rifiutare questa breve vacanza sono state vane, il capo ha insistito finché non ho ceduto. Persino dall’Europa riesce a gestire la mia vita.
Tornando a noi, questo è il mio secondo e ultimo giorno in questo paradiso, stasera me ne torno in città. È che rilassarmi fra gente snob e ricca non mi riesce tanto bene, anche se questo posto è davvero pazzesco! Solo non capisco perché gli abbiano scelto questo pomposo nome francese, ma siccome nessuno mi ha interpellata al riguardo, me ne farò una ragione.
Tutto quello che si possa immaginare come definizione della parola relax lo si trova qui. Piscine per tutti gusti: acqua salata o dolce, termale, piscine fredde e calde, Jacuzzi, cascate d’acqua e lussuose docce sensoriali. Una Spa favolosa, dove puoi scegliere qualsiasi tipo di massaggio ti venga in mente: thai, pietre calde, rilassante, attivante, rinascita… Oppure te ne puoi inventare uno tuo! E vogliamo parlare della sauna, gli impacchi di fanghi, di erbe o, roba solo per coraggiosi, la Banya russa? Infine, i trattamenti facciali descritti sul depliant dovrebbero ringiovanire persino Matusalemme sul letto di morte!

Per alcuni, la vita non è poi così male ma, ovviamente, io mi sono tenuta a debita distanza da tutte queste coccole da Vip, non sia mai ci prenda gusto.
Dopo pranzo ho deciso di fare un giro nella proprietà: devo essere sicura di non essermi persa nulla delle meraviglie del posto per poter fare un accurato riassunto al mio capo. Quest’uomo sembra conoscere tutti i luoghi della Terra e si aspetta dagli altri il suo stesso entusiasmo nel descriverli!

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Con indosso un improbabile bikini bianco di cui reggiseno ha la cattiva abitudine di aprirsi nei momenti meno appropriati, m’infilo un lungo abito e il cappello da diva, per rimanere in tema col posto. I sandali li metto invece nella borsa da spiaggia, insieme ad un telo da mare: mi piace camminare scalza, ma non ne ho molte occasioni.
Il sole dorato è alto nel cielo, una brezza profumata mi accarezza i capelli e i colori intorno a me sembrano più nitidi del solito. La giornata perfetta per essere felici.
Lascio la mia stanza dirigendomi verso la destra della proprietà, zona di piscine e dolce far niente. Cammino pigramente, seguendo il sentiero pavimentato che si snoda fra vasche in mosaico blu per poi costeggiare un muro altissimo che, come avevo già notato, cinta tutto il resort, tenendo al riparo i suoi preziosi ospiti. Questo posto è davvero esclusivo, le mie colleghe hanno spalancato occhi e bocca nel sentire dove avrei passato il week-end, sembra che fior di attori e Vip vari facciano la fila per farsi mettere a nuovo qui. Inutile precisare che non ne ho visto nemmeno uno. Non che ne conoscessi poi tanti. Certo, gli ospiti sembrano ricchissimi: donne dalla pelle ambrata e acconciature improbabili vestono invisibili bikini e sfoggiano con nonchalance tutta la gioielleria nel loro possesso, mentre gli uomini sono tutti impegnatissimi, assorbiti da iPhone, Blackberry e altre diavolerie tecnologiche.
Tutti alla ricerca della privacy e alla pace dei sensi, immagino! Qui nessuno guarda nessuno (o, perlomeno, non apertamente) e addirittura nessuno parla! Lo staff di questo posto sussurra mentre ti informa che il tuo bagno in acqua di pioggia dall’Himalaya è pronto. Una celestiale e infinita musica si riversa discreta e sottile dalle casse invisibili su tutta la proprietà, per rilassare anche i nervi più tesi, portandoti all’apice del benessere. La ricreazione del Paradiso, suppongo.
Anche il muro di cinta, costruito in solidi mattoni rossi, non è lasciato al caso. Sapientemente nascosto dalla vegetazione lussuriosa e arbusti esotici, sembra inesistente. Solo un occhio attento può notarlo, camuffato com’è dal tanto impegno di capaci giardinieri, sotto la sovrintendenza di un altrettanto abile garden-designer. Però tutto sembra così naturale: le siepi sistemate qua e là, l’edera rigogliosa che riveste il muro conferendogli un’aura antica, anche se qui dentro di antico c’è solo qualche ospite che ancora non ha usufruito dei trattamenti offerti! Molto realistico, per essere tutto finto.
Lasciandomi dietro le piscine e la maggior parte degli ospiti, proseguo nella mia perlustrazione. Solo di rado incrocio qualche membro dello staff in divisa, camminano veloce da una parte all’altra, sembrano sempre molto impegnati ma sorridono cortesemente ogni volta che mi vedono e ciò mi ricorda che non siamo esattamente nel giardino dell’Eden. O forse avranno assunto anche lì gente in uniforme, pronta ad accertarsi che il Paradiso sia abbastanza paradisiaco…
Nel frattempo, ho raggiunto l’area dei bungalow privati, dedicata agli aspiranti monaci, immagino. Qui alloggia gente che non vuole sentore di altra gente: una specie di resort personale all’interno del resort, se ciò può avere un senso. In solitudine, qui ci si ringiovanisce sotto i fanghi del Mar Nero, si diventa liscissimi con i sali del Mar Morto, ci si purifica bevendo acqua delle Alpi Francesi e altra roba così. Tutto questo al riparo da sguardi indiscreti e cospiratori. Un duro lavoro, a prezzi da capogiro.
La proprietà è immensa, sarà mezz’ora che cammino. Oltrepassati i bungalow e schivato il rischio di rovinare la ricerca della perfezione a qualcuno, posso dilettarmi nell’ammirare le verdi distese del campo da golf, sonnecchianti sotto il morbido sole. Non ho la minima idea di come si giochi, ma sono stata sempre attratta dal golf… Una volta ho persino meditato l’acquisto di uno stupendo set di mazze Callaway che avevo visto in un negozio! Idea alquanto insensata, giustificata solo dal consumismo sfrenato di cui soffro. Per fortuna mi sono ridimensionata in tempo, tuttavia questi attrezzi così forti e virili mi trasmettono un senso di potenza e controllo – qualità che ho sempre apprezzato. Certo, comprare delle mazze da golf non equivale a sapere cosa farci, ma potrei sempre esibirle in una bella sacca rosa! E lo so: il golf è uno snobissimo passa-tempo da ricchi, dai costi per me proibitivi, ma già che ci sono, vorrei anche un campo da golf tutto mio!
Bene, meglio smetterla con le sciocchezze e concentrarmi sul mio vero obiettivo! Non so cos’altro rimane da scoprire ma, fino alle 21.00, momento del check-out, posso ancora sognare prima di tornare alla realtà. Sto rivalutando questo posto e… indovinate? Inizia a piacermi. Come sono umanamente prevedibile, apprezzando le cose dal momento in cui mi vengono a mancare!
Riprendo la mia passeggiata seguendo sempre il sentiero pavimentato che si snoda fra alberi di melo, o forse pesco… Non so mica se a Los Angeles ci sono alberi di pesco, ma il garden-designer ha fatto davvero un ottimo lavoro, ricreando un vero Eden a portata di mano (ma non a portata di tutti). Profumatissimi fiori rossi paiono cresciuti con naturalezza fra palme dalle foglie larghe e verdi come la giungla, qui e là arbusti con chiome domate da mani esperte invitano l’occhio al riposo, insomma: tutto è predisposto per il totale piacere dei sensi. Ma non è forse la Natura stessa l’assoluto piacere, anche in assenza di un disegno prestabilito, per quanto selvaggia o caotica o mancante di metodo essa sia? Cosa può essere paragonato alla bellissima perfezione delle sue intrinseche architetture e alla purezza di forme e colori, così spesso copiate e mai raggiunte, poiché Nulla è arte se non tratto dalla natura1
Toh, un labirinto! Il designer deve essere un amante di mitologie greche perché mi sono appena imbattuta in un vero labirinto di folte piante di alloro creato qui come un inatteso luogo di smarrimento. Smarrimento più mentale che fisico, in quanto l’altezza delle siepi mi permette di individuare sia i percorsi che l’uscita dall’altro lato. Si vede che l’architetto non voleva rischiare di perdere qualche importante ospite qui dentro. Anche se dubito che qualcuno arrivi mai da queste parti, va bene la solitudine, ma non così soli! Tuttavia il posto ha un aura di mistero che in un attimo mi porta in tempi perduti: già immagino donne stupende vestite con scomodissimi abiti lunghi a passeggiare in attesa dell’amato, proteggendosi dal sole e dal caldo con ombrellini di pizzo e romantici ventagli di seta. Sì. A Los Angeles.
Perduta Ariadne, sogno per un po’, attraversando il labirinto e respirando il profumo delle sue foglie. Il mio abito bianco mi fa entrare perfettamente nel personaggio, quindi sospiro sommessamente, in attesa del mio salvatore di cui, detto fra noi, non avrei alcun bisogno. Ma mi sveglio presto: ecco l’uscita e nessun Adone a salvarmi. O era Teseo?
In effetti, il labirinto ha un ruolo puramente estetico: l’uscita porta direttamente sul sentiero di cotto italiano che ho seguito fino ad ora quindi, bando alle ciance e ai sogni proibiti, avanti con l’esplorazione!
Così persa nei miei pensieri esageratamente sdolcinati mi accorgo solo all’ultimo che il muro di mattoni ha subito un’interruzione: un imponente cancello di metallo su binari è aperto dinanzi a me, spezzando la mia consueta vista di arbusti e fiori e lasciando l’occhio correre oltre, in un inatteso bagno di luce e di verde. Il muro riprende poi il suo scorrere affiancando il fedele sentiero pavimentato, ma l’apertura inaspettata mi fa scoprire un’altro giardino, più selvatico e meno architettato. Il cancello è posto nel punto più alto della collina, dall’altra parte inizia una dolce discesa che sembra portare dritta nell’oceano lattiginoso, attraverso l’aria carica di calura pomeridiana. Il sentiero si divide in due: uno continua a costeggiare il muro di cinta e l’altro collega le due proprietà attraversando i binari e snodandosi fra palmeti rigogliosi; decido, quindi, di proseguire su quest’ultimo, domandandomi dove sia finita! Forse si tratta di una parte riservata del Resort, ma non mi faccio troppi problemi: alla Reception mi hanno detto che la proprietà è aperta agli ospiti e si può visitare tutta.
Cammino lentamente sul sentiero in leggera discesa, l’aria è profumata e improvvisamente mi rendo conto del silenzio che mi avvolge morbido: la musica! La musica è sparita, l’onnipresente sottofondo che mi ha accompagnato tutto il tempo ha lasciato spazio solo ai suoni della natura, alleluia! I cinguettii e i versi degli insetti sono molto più rilassanti e anche se amo la musica, da sempre preferisco la natura a tutto.
Davanti ai miei occhi una sontuosa piscina ovale di marmo mi lascia di stucco. Non che non debba esserci una piscina in un posto termale ma, immensa e opulente, dal marmo blu scuro evocando abissi che di certo non ha, rimane immobile nella sua inutilità. Nessuno langue nelle sue acque, i sofà e le chaise-longue bianchissimi sul bordo sono vuoti e tutta questa bellezza sembra sprecata. Forse momentaneamente questo posto non è stato riservato, anche se mi sembra strano che il riccone di turno si sia fatto scappare questa oasi di lusso e riservatezza! La cosa non mi dispiace, anzi: silenzio, nessuno in giro, solo natura, acqua e sole, ho trovato davvero il mio Paradiso! E non ci penso due volte, mollo la mia sacca su una poltrona, via cappello e borsa e mi tuffo in piscina senz’alcun eleganza, temo.
Annuso la freschezza dell’acqua che mi avvolge come una coperta fredda, ma morbida e indulgente. Distesa sulla schiena galleggio pigramente; col palmo della mano accarezzo il muro di marmo, la mano aperta nel sentire la nobile pietra. Mi concentro nel rimanere immobile e assaporare le sensazioni che l’acqua e il marmo mi danno ed è un piacere erotico. Il marmo mi ha sempre ispirato, è uno dei materiali più sensuali al mondo, non come altri che non lo saranno mai, tipo la plastica. La plastica non è né levigata né sexy e,
volendo a tutti i costi trovarle un posto nell’Olimpo della bellezza non ci riesco: per me, neanche il campo del design la salva! Invece adoro il marmo, così solido e millenario, che narra una storia mai detta.
Nuoto pigramente da una parte all’altra, studiando meglio il posto. La pavimentazione esterna è in pietra chiara, i costosi arredi bianchi in uno stile minimalista, niente male direi. Il design è sempre stato una delle mie passioni e qui sembra non si siano risparmiati in materia.
Mi fermo al centro della piscina e, pancia in su, provo a non far muovere l’acqua mentre ad occhi chiusi ascolto il silenzio. Be water, my friend2. Sto provando a liquefarmi, come no.
“Ehm…”
Sento una voce profonda schiarirsi. In men meno che si dica abbandono i miei esperimenti mentali, guardandomi intorno un po’ confusa.
“Mi scusi, non vorrei averla disturbata, Signorina!”
Anche se confusa, non mi sfugge l’ironia nel tono della voce ma sono ancora intenta ad individuare il suo proprietario. Una figura alta e scura si profila contro il sole.
“Sì, prego?” rispondo sorpresa e un po’ piccata, avvicinandomi al bordo piscina. Anche troppo vicino, ora il tipo mi sembra altissimo e devo piegare la testa sulla nuca per vederlo interamente. La mia mossa non porta a grandi risultati: lui ha il sole contro e riesco a distinguere solo una figura abbronzata dai capelli scuri.
“Temo che lei sia su una proprietà privata, Signorina! Chi è e come ha fatto ad entrare?” prosegue il tipo senza darmi il tempo di capire, tono di voce non più ironico, ma quasi minaccioso.
Ma aspetta un attimo, che discutiamo alla pari! Raggiungo le scale della piscina in men meno che si dica ed emergo dall’acqua in tutto il mio splendore, tirandomi su più dritta che posso, pronta ad affrontare Signor Arroganza qui presente. Porca miseria, in una frazione di secondo realizzo di non avere più il reggiseno! Il mio bikini mi ha tradito e non ha potuto trovare un momento migliore. Nuda davanti ad uno sconosciuto che è pure stronzo, che spasso! Ebbene, lo guardo dritto negli occhi – che non manco a notare neri e profondissimi – ed elargisco un impavido sorriso:
“Sembrerebbe io abbia avuto un piccolo incidente, le dispiace?” sussurro l’ovvio mentre gli indico l’asciugamano nella mia borsa. Con l’altro braccio mi copro il seno imperlato d’acqua, provando a mostrare la massima dignità che la situazione mi concede. Seguo il suo sguardo che fissa per un attimo la piscina: una macchia bianca sullo sfondo di pietra blu indica il punto esatto della mia rovina. Riesco a trattenere altri commenti e aspetto che mi faccia la grazia.
Muovendosi lentamente si avvicina al sofà, continuando a fissarmi con un sorriso sardonico sulla faccia. Ora lo vedo meglio: alto, intorno ai trenta, sembra veramente attraente coi capelli sul lungo, molto scuri, come la sua pelle. Mi pare latino o di vaghe radici orientali, ma i suoi lineamenti aristocratici mi confondono riguardo alle sue origini. Scalzo, indossa un paio di jeans chiari e una camicia bianca di lino aperta sul petto, come nelle più ovvie scene da film. Prende il mio telo e me lo passa con un sorriso da gatto di Cheshire che odio. Il sorriso, non il gatto. Afferro l’asciugamano e in meno di un secondo mi metto al riparo, avvolgendomi dal petto ai piedi e diventando una specie di mummia. Molto attraente, suppongo. Ma ora a noi due!
“Mi dispiace” inizio la mia spiegazione con voce fintamente gentile, guardandolo fisso negli occhi. “Sono ospite in questo Resort dall’improponibile nome francese che non ricordo al momento. Lei invece è…?” parto all’attacco senza respirare.”

Ditemi se non è fantastico?

Scheda tecnica 😉
Titolo: “Into The Sun”
Autrice: Annabelle Lee
Editore: autopubblicato Data di uscita: 24 giugno 2016
Genere: Romanzo Contemporaneo, Romance
Prezzo: 4.99€, in offerta di lancio a 2.99€ Formato: ebook
Lunghezza: 250 pagine (circa)

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/Jade-dAngelo1673206486292451/
Pagina Instagram: https://www.instagram.com/jadedangelo/Pagina
Twitter: https://twitter.com/jadedangelo
Ebook su Amazon: bit.ly/intothesunbook (attivo dal 20 giugno)
Io lo leggerò e voi?

Vi ricordo tutte le date del Tour  da non perdere 😉

Image
LOl
Krilli

 

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