Scopriamo il romanzo di Riccardo Schiroli: Non vuol dimenticare

Hola Readers, continuano le ‘ segnalazioni d’autore’.

Oggi vi racconto di Riccardo Schiroli classe 1963, ha un signor CV che spazia dalle lingue straniere, al giornalismo professionale, fino ad ottenere diversi incarichi nell’ambito delle telecomunicazioni. Ama lo sport, ha collaborato infatti con diverse testate sportive, io un’occhiatina al suo blog www.riccardoschiroli.com l’ho data…

“Non vuol dire dimenticare” è il suo primo romanzo. Nonostante il tono della narrazione sia in prima persona, non si tratta necessariamente di un lavoro autobiografico.

schiroli

Siamo nel 1989 e, con un volo Linate-Zagabria, inizia un viaggio negli Stati Uniti. Per il protagonista, che è l’io narrante di un romanzo scritto in prima persona, si tratta di un momento epocale. Va in un paese che ha conosciuto prevalentemente attraverso i libri e  il cinema e lo fa per inseguire un sogno d’amore nel quale non è certo di credere. Va solo: il suo mondo si è dissolto e cerca di costruirsene uno nuovo. E’ in compagnia delle sue canzoni, che lo aiutano a convivere con gli stati d’animo. Ma a poco a poco, finirà con il dover mettere i piedi per terra. Il sogno d’amore non si rivelerà qualcosa in cui credere, ma nella California del sud e a New York City, inizierà la dolorosa transizione verso una fase nuova della vita.

Vediamo anche un estratto:

Mi sono imbarcato a Zagabria per gli Stati Uniti.

Il mio viaggio è iniziato il sette di agosto, una giornata plumbea come si pensa che una giornata di agosto non sarà mai.

Diverso è stato il giorno precedente, luminoso e bellissimo.

Il giorno prima di partire sono sceso in piazza e mi sono voltato a guardare quel che resta della popolazione di bionde ossigenate della mia città. Il sei di agosto sono quasi tutte in vacanza, però qualcuna ancora c’è ed è sempre un bel vedere.

Il giorno prima di partire ho incontrato la Loredana. Alta, slanciata e bionda, la Loredana è la dimostrazione che una definizione imprecisa e generica è quasi sempre un peccato mortale; lo è, perché una ragazza alta, slanciata e bionda deve essere per forza una specie di miracolo, cosa che lei non è per niente. E’ simpatica però e ha appena compiuto diciotto anni, che sono un po’ meno dei miei ma nemmeno troppo pochi. Considerate le attuali condizioni della mia vita sentimentale, potrei farci un pensierino alla Loredana.

Mi ha fermato dove la piazza si apre in una strada pedonale. Io che guidavo uno splendido Bravo, lei con i libri di scuola il sei di agosto: roba da matti

La Loredana gioca a softball, uno sport che in sostanza non esiste. La Gazzetta dello Sport pubblica i risultati il martedì e quasi tutte le partite si giocano al sabato.

Il softball è uno sport che non esiste, ma è il motivo per cui io, il sette di agosto a  Zagabria, mi sono imbarcato per gli Stati Uniti. Questo sport che in Italia praticamente non esiste, in America è famoso e ben praticato, soprattutto dalle donne.

Io l’anno scorso ho conosciuto una giocatrice di softball che in Italia è venuta a passare quattro mesi, prendere un po’ di soldi e a conoscere me. Un minuto dopo che l’avevo conosciuta già mi parlava di andarla a trovare negli Stati Uniti e in fondo un viaggio negli Stati Uniti valeva la pena di farlo, indipendentemente da lei.

Il sei di agosto questo sport che in Italia non esiste io ho comprato due guide degli Stati Uniti alla libreria Feltrinelli, perché io in America non ci sono andato solo per rivedere una ragazza. Possiamo anche citare testimoni, tutti sanno che il viaggio in America è stato da sempre un mio sogno. Poi gli Stati Uniti sono il centro del mondo, andare là e passare molto tempo in compagnia dei nativi mi permette di esercitare il mio Inglese e questo è importante per il mio futuro. Cosa sarà per me il futuro è una domanda che non mi sono posto, per ora.

In piedi all’imboccatura della strada pedonale la Loredana però non mi ha chiesto un ricordo, una cartolina, un’impressione. Mi ha detto: – Salutami la Valerie, se la vedi –

Ho fatto due chiacchere con l’autore…chiedendogli perché dovremmo leggere il suo romanzo…

“Perché penso che sia da leggere? Sono convinto di essere riuscito a ottenere un linguaggio che rappresenta moltissimo le persone come me: che vengono da una educazione cattolica un po’ invasiva, che sono cresciute abbastanza privilegiate, che non hanno mai fatto troppa fatica a scuola. Anche perché il protagonista si è lasciato alle spalle i privilegi e si trova a farsi largo da solo e un po’ disorientato.
Credo anche che il romanzo rappresenti bene l’impatto che gli Stati Uniti potevano avere su un europeo del 1989. Descrivendo un mondo nel quale ancora non c’è internet e il protagonista può stupirsi delle centinaia di canali via cavo che vede grazie al televisore del Motel, penso sia anche interessante notare come non sia poi vero che i ventenni degli anni ’80 erano così diversi da quelli del terzo millennio. “

Io penso che dovremmo leggerlo perché ci regala lo spaccato di un sogno. Un uomo che non programma cosa gli accadrà, mentre pensa a quanto sta spendendo per quel viaggio.
Un linguaggio fresco, uno stile diretto, un romanzo elegante e scorrevole.
Un uomo che non ha più radici che lo trattengano a casa e che ha sete di vita.
La voglia di evasione, contro le opportunità che si lascia alle spalle.
Il tema del viaggio ci affascina da secoli, è figlio di retaggi antichi perché ci apre sempre e comunque a nuove possibilità.
Un romanzo entusiasmante, che ci trascinerà pagina dopo pagina nei pensieri e nelle incertezze del protagonista.
Un viaggio da iniziare, un viaggio da finire…
Io l’ho già cominciato e voi?
Buona lettura 😉
Krilli

 

 

 

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