Intervista alla scrittrice Maria Grazia Crozzoli in occasione dell’evento ‘Quattro storie per quattro autori’

Ad ‘ Una Tazza di Tè con Krilli’ per l’evento ‘Quattro storie per quattro autori’
La scrittrice Maria Grazia Crozzoli

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Che sappiamo di Lei? Si definisce testarda, ironica e spontanea, classe 1962 è un insegnante. Dopo aver conseguito la laurea in Scienze Motorie e un diploma di specializzazione decide di intraprendere la carriera dell’insegnamento, dedicandosi ai ragazzi diversamente abili. A trentacinque anni, dopo vari ripensamenti e lotte interiori segue le sue reali aspirazioni (ditemi voi se non è tosta?) Lascia quindi la grande città e si trasferisce in una piccola e ridente borgata dell’alta Langa. Attualmente vive, sempre immersa nella natura, con la sua compagna Claudia, una boxerina di nome Birra, una labrador di nome Trippa e un cane fantasia di nome Tio.
Vediamo insieme qualche dettaglio: Ha all’attivo due romanzi con la Castel Negrino editore: ‘Io, Claudia e Pluk’ del 2011 e ‘Pluk, mia madre’ pubblicato nel 2013.
In questo libro Cico, voce narrante e figlio di Plük ci racconta il seguito della storia riprendendo da ciò che già era stato scritto da un umano. Storia che sembrava interrotta e terminata, ma che lasciava comunque spazio ad ulteriori sviluppi. Due storie quindi, due punti di vista diversi, ma accomunati dall’eterna presenza di quattro zampe curiosi. Cico, il figlio di Plük racconta in prima persona la sua esperienza, gli errori di Maria Grazia e Claudia vissuti sulla sua pelle, la sua agognata libertà, le fughe da casa, l’ansia da separazione, lo smarrimento del branco dopo la morte di sua madre, le sue paure, le sue risoluzioni tipicamente canine, le sue ribellioni, le sue speranze, la sua vita.

Com’è nata la tua passione per la scrittura?
‘Scrivo da sempre, comunque dall’età dell’adolescenza. Appunti di viaggio, sensazioni, lettere a persone reali o immaginarie. Ma scrivere per se stessi è ben diverso che scrivere per un pubblico giovane o adulto che sia’.
Il suo primo romanzo ‘Io, Claudia e Pluk’ mi racconta che è nato per elaborare un lutto. Gli amici le consigliarono di farlo pubblicare. ‘Pluk, mia madre’, invece, racconta che è stato più per una questione di giustizia verso chi le aveva dato tanto nella vita e, poi, è volato via.

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‘Entrambi i romanzi sono stati riveduti e corretti più volte prima di essere spediti definitivamente. C’era sempre qualcosa che non andava, qualcosa che sembrava non poter interessare, un’indecisione di fondo mia dettata, forse, dalla paura di un rifiuto da parte degli editori. Non è bello sentirsi dire dei ‘no’. Poi … il salto! ’

Parlami del tuo concetto di scrittura, tenace testarda non hai mollato, hai fatto del fattore ‘ No’ una sfida?
‘Nella scrittura, mi stacco dai deliri quotidiani, fermo i ricordi senza permettere che vaghino nell’oblio, concedo spazio alla fantasia, arricchisco me stessa, scambiando i miei pensieri con chi ha voglia di leggerli; ripercorro con più oculatezza ed attenzione eventi che mi hanno colpito e, magari li guardo da un’altra prospettiva trovando, nel negativo, la nota più solare’.
Trovare una nota positiva nel marasma negativo è decisamente una bella sfida, estraniarsi e vedere la propria vita da più angolazioni è decisamente difficile.
Ogni volta che scrivi cosa vuoi trasmettere a noi lettori?
‘Dipende dal romanzo. Nello specifico l’amore e il rispetto verso gli animali che ritengo esseri senzienti e pensanti capaci di amore gratuito, ma anche esigenti e a volte calcolatori nel senso più simpatico: ‘do ut des’. Ciò che tengo a sottolineare è che abbiamo davvero molto da imparare da loro, anche solo godendo appieno del momento che stiamo vivendo.
I romanzi di Maria Grazia sono ironici, delicati, profondi, la sensibilità con cui affronta i temi colpisce e travolge.
Buona lettura
Krilli

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