Blogtour: “Il Demone dello specchio” by Diana Mistera, music theme…

 

Ave Krillers e bentrovati, come sapete durante questa week ho avuto la gioia di organizzare il blogtour per l’uscita del nuovo romanzo di Diana Mistera:

 

Che fa seguito al primo volume…

 

Se vi siete persi l’evento siete ancora in tempo sino alla mezzanotte di oggi…indicando partecipo e condivido verrà estratto un vincitore 😉

https://www.facebook.com/events/1306180676160382/?active_tab=discussion

A me la tappa musicale, quindi vi guiderò attraverso la musica…dentro il romanzooooo

ESTRATTI

1.
Quante volte aveva dovuto osservare la sua sposa invecchiare, ammalarsi, vergognarsi della propria pelle raggrinzita dal tempo e morire.
Quante guerre ingiuste erano passate sulla sua pelle, alle quali aveva dovuto assistere senza poter intervenire. Quante morti e quante nascite aveva visto. E quante ancora ne avrebbe dovute vedere. L’essere umano si era appropriato di diritti che non gli spettavano, senza capire che I Guardiani erano vissuti sulla Terra molto prima di tutti loro e avrebbero continuato ad esistere anche dopo.
Allontanandosi da quelle malinconiche congetture Samyaza continuò:
“Come si chiamava sua nonna? Sempre che me lo voglia dire.”
“Si chIiamava Enaid. Un nome antico. Un nome celtico.”
A Samyaza gelò il sangue.
“Mia amata è davvero lei…e lui.?”
“Si. “sussurrò Enaid. Samyaza, cercando di controllarsi, continuò il dialogo telepatico con la sua sposa:
“La gloria e la dannazione del mio sangue! Come è possibile che non mi sia
reso conto dei cambiamenti nell’etere? Non siamo pronti ancora!”
“Mio amato, non ti rattristare. Siamo tutti nati dalla polvere delle stelle, non
dalle ceneri di Lucifero, la tua gloria sarà quella che vincerà. Purtroppo il
meccanismo si è attivato e con esso Nemoch.”

 

2.

Samyaza rise. Aveva una risata calda, rassicurante. Fluttuando nell’aria guardò verso Geena che, impegnata a fare foto e disegnare meticolosamente la pianta delle rovine, non si era accorta dello strano movimento sotto di lei, né che Orpheus era rimasto indietro e disse:
“Guardala. Un fiore stupendo. Perché ucciderlo privandolo dell’acqua? Non puoi nascondermi quello che prova il tuo cuore.”
Il suo sguardo si fece di ghiaccio. Sollevò il viso di Orpheus in modo da far incontrare i loro occhi, ed il tocco leggero si trasformò in una stretta intorno al suo collo “Se la vuoi salvare, devi prima salvare te stesso. Se vuoi risparmiarle la sofferenza, non farlo con il tuo stesso dolore. Se desideri rivedere il suo sorriso, non devi avere paura della verità. Confessale tutto, perché alla fine il cerchio si chiuderà intorno a voi. Se avrete troppe cose in sospeso, vivrete con l’amara compagnia dei rimpianti. E non vi sarà vittoria in questa lotta. La tua paura vale la perdita di quello che provi per lei?”
Se avesse voluto, Samyaza avrebbe potuto ucciderlo all’istante.

 

3.
Comparve, dal punto dove le ombre si erano ritirate, un nuovo officiante. A differenza degli altri aveva la tunica rossa e lunghi capelli biondi uscivano dal cappuccio. Gli occhi erano blu come dei cristalli. Sulla fronte si intravedevano dei simboli tatuati. Gli occhi da blu cristallini quali erano, appena giunse di fronte all’altare, divennero neri, proprio come quelli di un demone. Fu in quel momento che Orpheus capì che erano nuovamente in pericolo e si sentì gelare. Il tatuaggio che aveva all’inguine iniziò a bruciare.
(…) “La donna che vedi in rosso è Babalon, la sposa di Nemoch, e come tale immortale.” continuò Orpheus, il viso ancora segnato dal dolore.
La donna aveva in una mano un secondo calice: era dorato, intarsiato di pietre preziose, molto ma molto più antico del calice d’argento da cui Stephan aveva bevuto il sangue di Nemoch, ed un enorme spada nell’altra mano, che puntò al cuore di Stephan. Dopo aver immerso la punta nel sangue contenuto nel calice, la poggiò sulla testa di Stephan ed iniziò a tracciare sulla sua fronte
gli stessi simboli che aveva lei, e con una voce ultraterrena disse:
“Ti purifico con il sangue e ti battezzo con il fuoco.”

4.
Geena si guardò intorno e fu colpita da uno strano impulso. Come guidata da qualcosa o qualcuno, si diresse di fronte ad una porta sbarrata. La porta si aprì senza che lei la toccasse.
Una lunga scalinata buia scendeva nei sotterranei. Mosse un passo, e appena il piede toccò il primo scalino, la temperatura scese drasticamente e fu improvvisamente circondata da un’aria
gelida. Non riusciva più a muoversi. Era in pericolo, ogni singola cellula del suo corpo la stava avvertendo, ma non riuscì neppure a gridare il nome di Orpheus. Pietrificata, rimase immobile sulla
scalinata. Un sussurro trasportato dal vento gelido la avvolse:
“L’amore di due è divenuto uno. La notte si sta avvicinando agli amanti destinati. Porterà fuoco al fuoco, cenere alla cenere, eternità nell’eternità.”
“Geena! Geena! Torna in te cazzo!!!” Era Orpheus che l’aveva
raggiunta e la stava scuotendo. Geena tornò in sé e sentì una improvvisa debolezza alle gambe. Se Orpheus non l’avesse sorretta sarebbe di sicuro caduta.
“Cristo Geena ma che ti è preso!”
“Orpheus…Vlad…la presenza nei sotterranei è Vlad.”
Orpheus la strinse a sé e disse:
“Andiamo via di qui. Prima che abbia la peggio su di te, su di noi. Ti ho appena ritrovata e non voglio perderti.”
“Non mi perderai. Ovunque sarai saprò ritrovarti e tu saprai
ritrovare me.”

P.S. Consiglio dall’autrice: Ho scelto questa versione perché rende di più l’idea dell’estratto. Ma ascoltate anche l’originale.

5.
Stephan si accasciò al suolo, in un momento di lucidità pensò che era per lui arrivata la fine. I lunghi capelli neri scesero sul suo volto. I segni della sua iniziazione stavano apparendo sui polsi, sulle braccia, sul torso, come tatuaggi di un artista sconosciuto. Non era mai successo a nessuno dei suoi compagni quello che stava accadendo a lui. Per un momento dubitò di aver preso la decisione giusta; ma non poteva più tornare indietro.Il suo grido disperato si levò nel castello. Lacrime color sangue iniziarono a rigargli il viso bianco mentre disperatamente segnava il proprio destino:
“E che dannazione sia!”
Con uno scatto improvviso, afferrò la sedia di legno massiccio e si scagliò con tutta la sua forza contro lo specchio già incrinato, che esplose in mille pezzi, colpendolo al viso. Con il respiro ancora affannato, si passò le dita sul volto, accorgendosi che alcune schegge lo avevano ferito lievemente e osservando altre schegge in terra vide che avevano iniziato a muoversi ed assumere una forma umanoide che si sdoppiò. Una parte entrò dentro di lui e l’altra scomparve nel nulla.
Una risata per nulla rassicurante rimbombò all’interno di tutto il castello.

6.
Stephan la prese per mano e si diressero verso il centro del locale dove c’era una pista per ballare. Le note di Vampire Romance dei Blutengel suonava alta nel locale.
“Amo questa band. Dai andiamo a ballare! I vampiri ballano vero?”
“Non è forse Vampire Romance questa?Se hai visto il video sai come ballano i vampiri!” rispose Stephan sorridendo. Solo in quel momento Geena si accorse che anche i suoi canini erano allungati
ma non sembravano affatto artificiali. Si diressero verso il centro della pista. Forse a causa dell’assenzio, forse perché quella sera Geena voleva liberare il proprio spirito, forse per quella musica travolgente; quando vide il palo in mezzo alla stanza, vi si accostò accarezzandolo sensualmente, ricordando il periodo in cui con Kate avevano preso delle lezioni di pole dance. Lo avevano fatto per puro divertimento quando al Morgana avevano inserito nel privè la pole dance e loro erano rimaste affascinate dalla sensualità con cui le ballerine vi ballavano attorno. Si chiese se si ricordava ancora qualcosa e soprattutto se i suoi muscoli erano ancora abbastanza tonici. Guardò Stephan con una strana luce negli occhi. Il giovane la incoraggiò con un sorriso e l’aiutò a salire sulla pedana. Geena iniziò a ballare per lui trasportata dalla musica:
«We try to catch you in the dark
With a certain kind of kiss
We invite you to the darker side
A kingdom without light
We try to catch you in the night
The moon shines in a different light
We see into your fragile eyes
No more time to cry
…Take our gift tonight…»
Sembrava che il caso le avesse messo di fronte una canzone fatta proprio per lei. All’improvviso Stephan fu colpito dall’ormai familiare fitta alla testa. Nemoch era in lui. Gli occhi si tinsero di rosso ed i canini si allungarono un po’ di più.

 

Buona lettura a tutti noiiii

KRILLI

 

 

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