Blog Tour Agnes Moon ‘In Trappola’

Hola Kriller questa week tocca a me portare avanti la tappa del nuovo successo di Miss Agnes Moon, che ringrazio per questa opportunità 😉

https://www.facebook.com/events/1476459575759041/

Ecco la prima tappa: http://www.letturesalepepe.com/blog-tour-e-giveway-in-trappola-di-agnes-moon-prima-tappa/

Mi è stata donata una tappa figaaaaaa indovinate un po’ music and estrattiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Pronti?

Note dell’autrice 😉

“Questa è una playlist con quattro brani che amo moltissimo e che mi sono stati d’ispirazione nella stesura di In trappola”.

By this river di Brian Eno è un brano struggente e intriso di malinconia che ci ricorda, con il suo ritmo suggestivo e ipnotico, la caducità e la costante precarietà della condizione umana. Bizzarro – in un libro con protagonisti vampiri immortali – eppure particolarmente adatto, visto che i miei personaggi vengono trasformati in punto di morte. Qui Philip ricorda la sua morte e la rinascita per mano di Vincent, il suo creatore. Erano decenni che nessuno osava sfiorarmi neanche con un dito, a meno che non lo volessi io, e di questo dovevo ringraziare Vincent che mi aveva trovato, morente, in quel fottutissimo bordello in Nuovo Galles: lo stesso lurido luogo dove era morta mia madre, una delle prime galeotte inglesi deportate dall’Inghilterra benpensante nel 1787 e finite – per la maggior parte – a prostituirsi nei bordelli e nelle bettole australiane. Dopo la sua morte ero rimasto solo al mondo e molto presto la maitresse aveva trovato il modo di farmi guadagnare il pane. Quando Vincent mi aveva trasformato, si era preso il gusto di uccidere il “cliente” che mi stava picchiando selvaggiamente e la tenutaria del bordello che glielo stava permettendo, come se io fossi una bambola rotta; purtroppo non era riuscito a intervenire in tempo ed ero stato praticamente morente, e non solo per le percosse. A quei tempi non esistevano controlli sanitari e l’igiene non era certo al primo posto nei pensieri degli avventori di un bordello, per questo motivo a diciassette anni – e dopo quasi cinque anni di “lavoro” forzato – la sifilide mi stava devastando il corpo. Ricordai come uno dei sintomi peggiori, oltre l’estenuante stanchezza, fosse la graduale perdita della vista. Quando ero morto – per poi rinascere tra le braccia del mio creatore – la mia vista era quasi del tutto perduta: il mondo una cortina di fumo e le sagome praticamente indistinguibili. Repressi un singhiozzo a quel tremendo pensiero, ma sembrava l’unica spiegazione plausibile alla difficoltà che provavo nel vedere: se il collare riportava allo stato in cui si era al momento della trasformazione… ero praticamente cieco.

 

Walking in my shoes dei Depeche Mode è un brano incredibilmente d’impatto, dal punto di vista del ritmo e della melodia, ma ancora più interessante è il suo testo che a grandi linee dice così: “Sì, sono un peccatore… ma provate a mettervi nei miei panni, cosa fareste voi?” Quale canzone migliore per un libro il cui protagonista principale è un crudele vampiro? Qui Philip descrive la sua vendetta, chi non avrebbe agito allo stesso modo nei suoi panni e avendone la possibilità? Il terribile ricordo dell’ultima volta in cui ero stato “esposto” minacciò di farmi crollare. Ero stato solo un ragazzino, un bellissimo e imberbe giovanetto, la cui verginità era stata messa in vendita nel più orrido dei modi: all’asta. Non avevo mai dimenticato le facce immonde di quegli uomini che si azzuffavano per accaparrarsi le tenere carni di un bambino. Maledetti porci! Li avevo ritrovati tutti – dopo la mia trasformazione – e ne avevo manipolato le menti al punto da far friggere il loro cervello perverso; infine mi ero messo alla ricerca del fortunato “vincitore” e avevamo trascorso insieme una deliziosa settimana all’insegna dello svago e del dolore. Una volta deciso di essermi divertito abbastanza, lo avevo abbandonato lì – nella ricca dimora in cui abitava – spezzato psicologicamente e fisicamente. Me n’ero andato senza guardarmi indietro e lasciando lo sporco bastardo che respirava ancora, non volendomi comunque macchiare di un omicidio. Venni a sapere in seguito del suo suicidio e, naturalmente, me ne compiacqui soddisfatto. Dovete capire che a quei tempi la religione aveva fondamenta e dogmi ben radicati negli animi della gente, me compreso, e sapere che il vescovo della città non sarebbe stato seppellito in terra consacrata perché si era tolto la vita, mi diede una gioia incredibile. Si diceva che il pover’uomo non ci stesse più con la testa e continuasse a blaterare di strani mostri che lo avrebbero torturato, per poi curarlo a base di sangue e infine torturarlo ancora. Opera del demonio, vociferarono in molti facendosi velocemente un segno della croce; molto meglio che fosse morto, sentenziarono altri. L’unico rimpianto fu che nessuno avrebbe mai scoperto il viscido peccatore che era in realtà, ma si trattava di un piccolo prezzo da pagare pur di evitare di commettere peccato mortale. Non volevo andare all’inferno. Con il tempo, avevo compreso che la chiesa tendeva a stigmatizzare molto e a mostrare ben poca elasticità verso i propri credenti; mi ero evoluto, lasciandomi alle spalle le ottuse credenze religiose impostemi a suon di botte e abbracciando la filosofia illuminista di Bastien, braccio destro del mio creatore Vincent de Saint Bonnet.

Zombies dei Cranberries. Nata come denuncia contro le violenze a seguito del conflitto Nord Irlandese, questa indimenticabile canzone è ben presto diventata un inno contro tutte le guerre nel mondo! Gli Zombies non sono altro che uomini abbrutiti che non riescono più a vedere la disumanità delle loro azioni. Al contrario, i miei vampiri mantengono in pieno la loro umanità, anche se spesso la tengono molto ben celata. A volte gli essere umani non riescono più a vedere la loro disumanità, questo accade ai ricchi e viziosi “cacciatori” che si divertono a inseguire le loro prede, incatenate e prive di potere, in una caccia sanguinaria e crudele. Come avevo sospettato, Phil faceva parte del gruppo di quelli che avrebbero avuto un’ora di vantaggio. Oltre a lui, c’erano tutte le ragazze e un giovane mutaforma poco più adulto del mio compagno. Le guardie tolsero loro le catene dalle gambe e gli ordinarono di cominciare a correre. Quelli non se lo fecero ripetere due volte, fuggendo veloci verso i fitti boschi che si intravedevano a circa duecento metri. Philip mi lanciò un’ultima struggente occhiata, infine lo vidi avventurarsi nell’oscurità sempre più fitta. Mi si strinse il cuore nel notare il suo incedere incerto: sapevo che non vedeva nulla ed era debole e vulnerabile. Quando finalmente raggiunse i primi alberi, gli altri prigionieri erano già spariti da tempo; scorsi la sua figuretta che si inoltrava tra la vegetazione e infine non riuscii più a vederlo. Mi venne un groppo alla gola e per un attimo sperai quasi che il grigio lo catturasse subito, almeno non avrebbe corso il rischio di morire; poi lo immaginai tra le mani di quel porco e repressi a malapena un ringhio. No. Non poteva cadere nelle sue grinfie per diventare il suo sex-toy! Finalmente toccò anche a noi: le prede da abbattere, alle quali non vennero tolte le catene e fu concessa solo mezz’ora per dileguarsi nell’oscurità. Lanciai un’occhiata verso l’uomo che aveva pagato per darmi la caccia e gli ringhiai contro, quello per tutta risposta ridacchiò e assestò una pacca fiduciosa al suo fucile, certo non caricato a proiettili narcotizzanti. Nel suo sguardo lessi la sete di sangue, ero il suo trofeo e l’unica cosa che desiderava era abbattermi. Quando Hunter diede il via, scattai per quello che le catene alle caviglie mi permettevano e mi diressi verso il punto dove avevo visto sparire Philip. Sperai che mi stesse aspettando, nascosto da qualche parte, dovevo trovarlo e poi continuare la fuga insieme a lui. E in ultimo… perché alla fine l’amore è l’unica cosa che conti!!

The power of love, bellissima sia nella versione dei Frankie Goes to Hollywood che in quella più recente di Gabrielle Aplin (sottofondo nostalgico e intenso di una delle più belle puntate di The Vampire Diaries.) Philip scopre che la forza dell’amore può debellare i suoi demoni interiori: Il suo sguardo color del miele si addolcì. «Ti amo» sussurrò, non dandomi la possibilità di rispondere e premendo le sue labbra sulle mie. Fu un bacio dolce e umido, pieno di paura ma anche di speranza. Un bacio con il quale mi confermava che era mio, e io ero suo. Non mi era sfuggito il fatto che non mi avesse dato il tempo di parlare, forse impaurito di non poter sentire quello che agognava. Con la sua estrema sensibilità, aveva compreso che c’era qualcosa che mi bloccava e non voleva pressarmi o crearmi disagio. Ancora una volta mi resi conto che persona stupenda fosse il mio coeur du sang, quanto fosse migliore di me e quanto poco lo meritassi. Maledissi gli uomini malvagi che tanti anni prima – insieme al mio corpo – si erano portati via anche la mia anima, negandomi la possibilità di amare e inculcandomi l’atavica paura di appartenere a qualcuno. Assaporai la meravigliosa bocca di James e approfondii il bacio, sentendomi in colpa nei confronti di quell’uomo così buono e gentile. E fu proprio in quel momento che – perso tra le sue forti braccia – decisi che era arrivato il momento di combattere i miei demoni e concedermi la speranza di un futuro migliore, anche se avrebbe avuto la durata di un battito di ciglia. Mi staccai da quelle labbra che sapevano d’ambrosia e puntai lo sguardo su di lui, cercando di trasmettere nelle mie parole l’incredibile tumulto che mi invadeva il cuore: «Ti amo anch’io… lupastro.» Il suo bel viso si illuminò dalla gioia, mi abbracciò e mi strinsi a lui come se fosse la mia unica ancora di salvezza, cercando di fondermi con il suo corpo muscoloso. Combaciavamo alla perfezione e un’improvvisa sensazione di benessere mi riempì il cuore di una felicità mai sperimentata prima, in tutta la mia lunghissima vita.

Io mi sn emozionata un botto e voi?

Buona letturaaaaaaaaa

 

 

Un pensiero su “Blog Tour Agnes Moon ‘In Trappola’

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